Accogliere i bisogni profondi
Tutti i nostri sintomi, tutti i nostri problemi, tutto ciò che viviamo è parte di quell’esperienza necessaria a riconoscere ciò che siamo oltre lo spazio-tempo.
Ciò che viviamo e che comprendiamo rispetto alla nostra vita attuale in realtà è paragonabile a ciò che cogliamo nella sola punta di un iceberg, che nella sua globalità ha una struttura molto più complessa, non visibile perché celata dalla profondità dell’Acqua.
In ogni momento siamo in risonanza con ciò che hanno vissuto i nostri genitori, i nostri nonni e i nostri antenati, perché così come nel DNA riceviamo in eredità un patrimonio genetico, responsabile della trasmissione dei carattere fisici e somatici, abbiamo una memoria psicogenetica, ancestrale e vibrazionale, nella quale sono codificati tutti i traumi vissuti da tutto ciò che è stato prima di noi, nella nostra attuale vita fisica.
Se sentiamo di non riuscire a superare un ruolo acquisito, se continuiamo a percepirci come "vittime degli eventi, possiamo essere aiutati a comprendere il messaggio che va ancora accolto...
Ho visto troppe persone camminare come morti viventi sulle strade della Terra.
I loro piccoli mondi così banali, così veri, così tristi.
Pochi hanno ali per volare.
Ad alcuni le ali le spezzano fin da piccoli, ad altri strappano le penne una ad una.
Altri ancora tengono le ali chiuse, strette al corpo, nascoste.
Per loro volare significherebbe l'allontanamento dalla comunità, dalla sicurezza.
Paura, angoscia.
Quanti hanno il coraggio di aprire le loro ali e volare veramente?
Chi possiede le ali deve volare, altrimenti rinnega la propria natura.
Chi possiede le ali non deve avere paura di ciò che è.
Buttarsi dall'alto, lanciarsi verso l'ignoto.
Fendere l'aria mentre intorno mille parole cercano di tirare verso il basso:
calunnie, cattiverie, pessimismi, sfiducia.
Non ce la farai mai, non vali niente, cosa vorresti fare?
Non arriverai da nessuna parte...
Quante volte ho ascoltato questi sussurri.
Chi li ascolta precipita oppure torna tra le braccia di giorni banali
con le ali mozze e pesanti di lacrime di pioggia;
ma per una volta...
...volare più in alto delle nuvole, giocare con un raggio di sole,
credere che oltre l'arcobaleno esista un mondo della consistenza del sogno.
Sentire sotto le ali l'aria che frena, colpirla con forza e salire più in alto, superando tutti gli ostacoli.
Ascoltare le grida di chi rimane a terra: stolto, pazzo, incosciente...
Non importa, chi ha le ali deve volare, nonostante tutto.
Chi ha le ali deve volare anche per chi non le ha, anche per chi ha le ali spezzate.
Ariel la fatina
(Il testo non è mio ma non ne ricordo l’origine)
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